La vecchia Albione la saluto così, all’improvviso, sconvolta,
spettinata, infreddolita, un po’ impaurita. Bye
Bye for good, Bemi ho pensato, salendo di fretta sull’aereo. Ma in fondo chi lo sa, ho ri-pensato, sconsolata,
alle prime noie domestiche. Odi et Amo
è il titolo che potrei dare alla mia esperienza British. Ho amato e odiato: cose,
persone, cibi, modi di fare e modi di vivere. Modi di cucinare. Di parlare.
Della grigia Bemi non dimenticherò mai le nuvole, appunto.
Nel cielo e nella faccia della gente. Spesso, anche nella mia, così, perché
sono addictive, come il gusto delle crisps. Le nuvole si contagiano a Bemi e
non è colpa di nessuno. Non dimenticherò il profumo del curry nelle strade,
mentre preferirei dimenticare quello del fish and chips. I noodles, i veggie
burgers e le chips-senza-fish, mi hanno fatto tanta compagnia, così come chi li
ha mangiati con me. Non dimenticherò mai i marciapiedi scivolosi, i miei piedi
bagnati e le scarpe rotte, non una, ma almeno tre volte. Così come gli
ombrelli.
L’Inghilterra è stata un continuo raffreddore, una continua
allergia a quella moquette polverosa e un continuo detestare i broccoli
stracotti con la gravy sauce sopra – macometipermetti.
I piatti vanno risciacquati e le persone si salutano: ma loro, non lo sanno. Il
b u s r e p
l a c e m e n t s e r v i c e: non è vero che i treni
stra-funzionano in Inghilterra. E non è vero che il tè è così buono: è
esattamente uguale, con l’aggiunta del latte senza se e senza ma.
L’Inghilterra è stata un continuo cenare alle 7 anche quando potevi farlo alle 9, perché alla
fine hai comunque fame e l’ultimo treno, se c’è, è alle 23 quindi deve avanzare
il tempo per una birra. L’Inghilterra è stata un continuo parlare italiano
perché, comunque, gli inglesi dov’è che sono? E poi, diciamocelo, io il brummie
non lo capirò mai. In Inghilterra ho avuto sempre freddo, e sempre qualcuno che
mi diceva: ma è incredibile, siamo a luglio, o a settembre o caspita però è già
novembre. Ho avuto sempre fame, ma sempre qualcuno che aveva fame con me al prossimo chips shop. Ho avuto sempre di che lamentarmi e sempre qualcuno che
giustificava le mie lamentele. Ho usurato skype e le email, ho dimenticato i
guanti ovunque.
Dell’Inghilterra ho adorato i viaggi-quando-il-treno-è-puntuale,
i bus-low-cost-che-ti-portano-a-Londra-finalmente, ho adorato Liverpool e
cantare love-me-do per ventiquattrore
ore di seguito. Ho amato i libri usati di Oxfam e il cd dei Pink Floyd all’improvviso.
Ho apprezzato il-sabato-in-casa-quando-fa-freddo e il ritardo del treno quando
era la compagnia più azzeccata del momento a doverlo prendere. Ho apprezzato la
cassiera giamaicana che domanda cosa ci fai qui e il collega che ti chiede ma
alla fine tu il latte nel té ce lo vuoi o no? Grazie, no.
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