lunedì 3 dicembre 2012

Bye-bye Bemi Bemi bye Bemi Bemi bye-bye


La vecchia Albione la saluto così, all’improvviso, sconvolta, spettinata, infreddolita, un po’ impaurita. Bye Bye for good, Bemi ho pensato, salendo di fretta sull’aereo. Ma in fondo chi lo sa, ho ri-pensato, sconsolata, alle prime noie domestiche. Odi et Amo è il titolo che potrei dare alla mia esperienza British. Ho amato e odiato: cose, persone, cibi, modi di fare e modi di vivere. Modi di cucinare. Di parlare.

Della grigia Bemi non dimenticherò mai le nuvole, appunto. Nel cielo e nella faccia della gente. Spesso, anche nella mia, così, perché sono addictive, come il gusto delle crisps. Le nuvole si contagiano a Bemi e non è colpa di nessuno. Non dimenticherò il profumo del curry nelle strade, mentre preferirei dimenticare quello del fish and chips. I noodles, i veggie burgers e le chips-senza-fish, mi hanno fatto tanta compagnia, così come chi li ha mangiati con me. Non dimenticherò mai i marciapiedi scivolosi, i miei piedi bagnati e le scarpe rotte, non una, ma almeno tre volte. Così come gli ombrelli.

L’Inghilterra è stata un continuo raffreddore, una continua allergia a quella moquette polverosa e un continuo detestare i broccoli stracotti con la gravy sauce sopra – macometipermetti. I piatti vanno risciacquati e le persone si salutano: ma loro, non lo sanno. Il  b u s    r e p l a c e m e n t   s e r v i c e: non è vero che i treni stra-funzionano in Inghilterra. E non è vero che il tè è così buono: è esattamente uguale, con l’aggiunta del latte senza se e senza ma.

L’Inghilterra è stata un continuo cenare alle 7 anche quando potevi farlo alle 9, perché alla fine hai comunque fame e l’ultimo treno, se c’è, è alle 23 quindi deve avanzare il tempo per una birra. L’Inghilterra è stata un continuo parlare italiano perché, comunque, gli inglesi dov’è che sono? E poi, diciamocelo, io il brummie non lo capirò mai. In Inghilterra ho avuto sempre freddo, e sempre qualcuno che mi diceva: ma è incredibile, siamo a luglio, o a settembre o caspita però è già novembre. Ho avuto sempre fame, ma sempre qualcuno che aveva fame con me al prossimo chips shop. Ho avuto sempre di che lamentarmi e sempre qualcuno che giustificava le mie lamentele. Ho usurato skype e le email, ho dimenticato i guanti ovunque.

Dell’Inghilterra ho adorato i viaggi-quando-il-treno-è-puntuale, i bus-low-cost-che-ti-portano-a-Londra-finalmente, ho adorato Liverpool e cantare love-me-do per ventiquattrore ore di seguito. Ho amato i libri usati di Oxfam e il cd dei Pink Floyd all’improvviso. Ho apprezzato il-sabato-in-casa-quando-fa-freddo e il ritardo del treno quando era la compagnia più azzeccata del momento a doverlo prendere. Ho apprezzato la cassiera giamaicana che domanda cosa ci fai qui e il collega che ti chiede ma alla fine tu il latte nel té ce lo vuoi o no? Grazie, no.

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